Chi sono i cardinali papabili al Conclave 2025? Dopo la morte di Papa Francesco, cresce l’attesa per l’elezione del nuovo pontefice. In questo articolo analizziamo i favoriti per diventare Papa, le correnti in campo (progressisti e conservatori), i possibili outsider e le quote aggiornate dei bookmaker internazionali. Un’analisi completa su chi sarà il prossimo Papa, tra profili biografici, geopolitica vaticana e previsioni.
La morte di Papa Francesco ha aperto ufficialmente la fase della Sede Vacante, il periodo durante il quale la Chiesa cattolica resta senza guida in attesa dell’elezione di un nuovo pontefice. Con l’annuncio del decesso del Papa, l’attenzione globale si è concentrata su Roma, dove nei prossimi giorni si riuniranno i cardinali elettori per partecipare al Conclave 2025, l’assemblea che si svolgerà nella Cappella Sistina e che avrà il compito di scegliere il futuro Papa della Chiesa cattolica.
Il conclave è uno degli eventi più solenni e misteriosi del mondo religioso, capace di attirare l’interesse non solo dei fedeli, ma anche di analisti politici, studiosi di geopolitica, giornalisti e appassionati di storia vaticana. Ma la domanda che domina ogni discussione, dai salotti televisivi ai motori di ricerca, resta la stessa: chi sarà il prossimo Papa?
Mai come in questa occasione il Collegio cardinalizio si presenta ampio e profondamente rinnovato: dei 135 cardinali elettori, oltre cento sono stati nominati proprio da Papa Francesco, dando vita a una compagine tra le più eterogenee e internazionali della storia. I porporati provengono da tutti e cinque i continenti e rappresentano una pluralità di sensibilità ecclesiali e pastorali. Questo rende ancora più difficile l’individuazione del futuro pontefice e al tempo stesso accresce il fascino del processo di elezione.
Nonostante l’antico adagio vaticano secondo cui “chi entra Papa esce cardinale”, ogni conclave vede emergere alcuni cardinali papabili, nomi che – per esperienza, profilo teologico, incarichi ricoperti e visibilità mediatica – vengono indicati da osservatori, vaticanisti e anche dai principali bookmaker internazionali come favoriti per salire al soglio di Pietro. In effetti, nelle ultime settimane si è assistito a un fiorire di articoli, dossier riservati, previsioni e persino scommesse sulle possibilità di ciascun candidato.
Il prossimo Papa sarà un continuatore della linea pastorale di Bergoglio o rappresenterà una svolta più conservatrice? Sarà un europeo, un africano, un asiatico o, ancora una volta, un latinoamericano? Avremo il primo Papa nero o il ritorno a un pontefice italiano? I criteri di scelta si muoveranno su basi teologiche, geopolitiche o di equilibrio interno alla Curia romana?
Queste sono alcune delle domande che accompagneranno l’attesa del nuovo Papa dopo Francesco. Questo articolo propone una guida completa ai candidati al papato, con analisi sui profili più quotati, sulle tendenze del conclave, sulle correnti in gioco e sui nomi che circolano con maggiore insistenza dentro e fuori le mura vaticane. Un viaggio tra le biografie, le visioni, le reti di influenza e – perché no – anche tra le quote dei bookmaker sul prossimo Papa, che offrono un punto di vista curioso ma non privo di significato sul clima che si respira alla vigilia del conclave.
Come funziona il Conclave: regole, tempi e protagonisti
Il Conclave è il procedimento con cui la Chiesa cattolica elegge il nuovo Papa. Si tratta di un rituale secolare, ricco di simbolismo e regolato da norme precise, attualmente contenute nella Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, promulgata da Giovanni Paolo II nel 1996 e modificata successivamente da Benedetto XVI. Questo evento, carico di spiritualità e riservatezza, è anche un momento di intensa riflessione teologica e confronto tra le diverse anime del cattolicesimo globale.
La Sede Vacante e la convocazione
La fase preparatoria si apre ufficialmente con la Sede Vacante, il periodo che inizia con la morte (o le dimissioni) del pontefice regnante. Durante questo tempo, tutti i capi dei Dicasteri vaticani decadono dal proprio ufficio, fatta eccezione per il Camerlengo, figura chiave che ha il compito di amministrare i beni temporali della Santa Sede e organizzare gli aspetti pratici del conclave.
Il Collegio cardinalizio, formato da tutti i cardinali viventi, si riunisce in congregazioni generali per discutere lo stato della Chiesa e preparare logisticamente e spiritualmente l’elezione. Tuttavia, solo i cardinali con meno di 80 anni possono partecipare al voto. Alla data del 21 aprile 2025, gli elettori attesi al Conclave sono 135, provenienti da 89 Paesi.
La logistica del Conclave
Il conclave si svolge nella Cappella Sistina, all’interno delle mura vaticane. I cardinali elettori alloggiano nella Domus Sanctae Marthae, una residenza appositamente predisposta per garantire isolamento e riservatezza. Durante il Conclave è vietato ogni tipo di contatto con l’esterno: telefoni, internet, media. Il tutto per preservare l’assoluta segretezza delle votazioni.
Le sessioni prevedono fino a quattro scrutini al giorno: due al mattino e due al pomeriggio. I cardinali votano in forma anonima, scrivendo il nome del candidato scelto su una scheda. Le votazioni proseguono fino al raggiungimento della maggioranza qualificata dei due terzi. Dopo ogni scrutinio, le schede vengono bruciate in una stufa collegata a un camino: la fumata nera segnala un esito negativo, quella bianca annuncia che un nuovo Papa è stato eletto.
I primi passi del nuovo pontefice
Una volta raggiunto il quorum necessario, il cardinale decano o un suo sostituto si avvicina al neoeletto e gli chiede: “Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?” In caso di risposta affermativa, il nuovo Papa sceglie il nome con cui sarà conosciuto e viene annunciato al mondo dal cardinale protodiacono con l’ormai celebre formula: “Habemus Papam”.
Un Conclave senza precedenti
Il Conclave 2025 si preannuncia come uno dei più complessi e internazionali della storia recente. Papa Francesco ha creato la maggior parte degli attuali elettori, selezionandoli da Chiese locali spesso lontane dai centri tradizionali del potere ecclesiastico. Questo rende la situazione fluida e le dinamiche imprevedibili. Oltre alla componente teologica, conteranno anche elementi geopolitici, culturali e generazionali. La posta in gioco è altissima: il successore di Francesco erediterà un pontificato segnato da riforme, tensioni e aperture inedite, e dovrà decidere se proseguirne il cammino o imprimere una svolta.
Le coordinate del voto: geografia, ideologia e diplomazia
Nel Conclave che eleggerà il prossimo Papa, non conteranno solo la spiritualità, la santità personale o l’ispirazione dello Spirito Santo. Come accade da secoli, l’elezione del pontefice è anche il risultato di un complesso equilibrio tra correnti ideologiche, aree geografiche e reti diplomatiche. Comprendere queste coordinate è essenziale per leggere le reali possibilità dei cardinali papabili e per interpretare le dinamiche che si svilupperanno all’interno della Cappella Sistina.
Una Chiesa sempre più globale
Il collegio cardinalizio del 2025 è il più internazionale della storia. I 135 elettori provengono da 89 Paesi, un dato che riflette la volontà di Papa Francesco di dare voce alle periferie del mondo cattolico. Per la prima volta, l’Europa non rappresenta più la maggioranza degli elettori. Sono aumentati i cardinali africani, asiatici e latinoamericani, molti dei quali guidano diocesi in contesti di povertà, conflitto o emergenze ambientali.
Questa distribuzione geografica influisce in modo diretto sulle strategie del conclave. Molti osservatori ritengono che l’Europa possa cedere il passo a un Papa proveniente dal Sud del mondo, come accaduto nel 2013 con l’elezione di Jorge Mario Bergoglio dall’Argentina. Si parla infatti con insistenza di un possibile Papa africano o asiatico, un segnale potente verso una Chiesa realmente universale e non più centrata sull’Occidente.
Corrente progressista vs corrente conservatrice
Un’altra linea di frattura interna al conclave è quella tra progressisti e conservatori, anche se queste etichette semplificano una realtà molto più articolata. Da un lato vi sono i cardinali vicini alla visione di Francesco: una Chiesa sinodale, aperta al dialogo con il mondo contemporaneo, attenta alle periferie esistenziali e sociali. Dall’altro lato, resistono gruppi di porporati legati alla tradizione dottrinale e liturgica, che vedono nel recente pontificato un’eccessiva apertura e auspicano una restaurazione della centralità dottrinale e liturgica.
I cardinali progressisti guardano con favore a nomi come Luis Antonio Tagle, Fridolin Ambongo, Jean-Marc Aveline, Mario Grech, Matteo Zuppi. I conservatori, invece, si riconoscono maggiormente in figure come Péter Erdő, Willem Jacobus Eijk, Robert Sarah, o nei candidati silenziosi ma ortodossi come Christoph Schönborn o Marc Ouellet (anche se questi ultimi sono ormai troppo avanti con l’età per essere eletti).
Tuttavia, la linea di demarcazione non è così netta. Esistono candidati “ponte” capaci di raccogliere consensi trasversali, come Pietro Parolin, apprezzato sia per la sua diplomazia equilibrata sia per la sua appartenenza al cuore della Curia romana.
Il fattore Curia vs pastori diocesani
Un ulteriore aspetto da considerare è il ruolo della Curia romana rispetto ai pastori locali. I cardinali di Curia – cioè quelli che lavorano negli uffici centrali del Vaticano – sono più inseriti nei meccanismi interni e nelle alleanze diplomatiche, ma potrebbero essere penalizzati da una crescente richiesta di “pastoralità” e autenticità. Al contrario, i cardinali che provengono da diocesi difficili, da territori di frontiera o da esperienze missionarie, vengono spesso visti come portatori di rinnovamento, anche se meno “preparati” alla macchina vaticana.
Questo dibattito incrocia anche quello sulle priorità della Chiesa: centralismo o sinodalità? governo dottrinale o testimonianza profetica? gestione diplomatica o immersione nei drammi del mondo?
Un conclave decisivo per l’identità futura della Chiesa
Il prossimo conclave sarà dunque un passaggio chiave per il futuro della Chiesa cattolica. Le scelte che verranno fatte all’interno della Cappella Sistina rifletteranno visioni diverse del cristianesimo contemporaneo: chi punta sulla riforma e sulla prossimità ai poveri, chi desidera un ritorno all’identità dottrinale, chi chiede una leadership forte in un mondo frammentato. Il Papa che emergerà da questo voto non sarà solo un leader spirituale, ma anche un riferimento culturale e geopolitico globale.
I grandi favoriti secondo media e bookmaker
Nel panorama dei cardinali papabili per il Conclave 2025, alcuni nomi si ripetono con frequenza sia nei report dei vaticanisti sia nelle quote proposte dai principali bookmaker internazionali. I loro profili combinano elementi di esperienza, visibilità pubblica, posizionamento strategico nella Chiesa e, in alcuni casi, una vera e propria costruzione narrativa che li ha resi figure di riferimento agli occhi di diversi settori del Collegio cardinalizio.
Pur sapendo che le sorprese non sono mai da escludere – Jorge Mario Bergoglio ne è stato un esempio evidente nel 2013 – è possibile tracciare una rosa di favoriti al papato secondo una convergenza di sondaggi interni, analisi giornalistiche e mercati delle scommesse.
Candidato | William Hill | Paddy Power | Ladbrokes | Bet365 | Unibet |
---|---|---|---|---|---|
Pietro Parolin | 2.75 (7/4) | 3.5 (5/2) | 4.0 (3/1) | 2.50 | 2.60 |
Luis Antonio Tagle | 2.75 (7/4) | 3.0 (2/1) | 4.5 (7/2) | 2.75 | 3.0 |
Peter Turkson | 9.0 (8/1) | 8.0 (7/1) | 9.0 (8/1) | 8.0 | 7.5 |
Péter Erdő | 9.0 (8/1) | 10.0 (9/1) | 10.0 (9/1) | 9.0 | 9.5 |
Marc Ouellet | 15.0 (14/1) | 13.0 (12/1) | 15.0 (14/1) | 14.0 | 13.0 |
Matteo Zuppi | 8.0 (7/1) | 9.0 (8/1) | 8.0 (7/1) | 8.0 | 8.5 |
Robert Sarah | 10.0 (9/1) | 11.0 (10/1) | 12.0 (11/1) | 10.0 | 11.0 |
Fridolin Ambongo | 12.0 (11/1) | 14.0 (13/1) | 13.0 (12/1) | 13.0 | 12.0 |
Pietro Parolin – Italia
Segretario di Stato vaticano dal 2013, Pietro Parolin è uno dei nomi più forti in assoluto. Viene considerato un candidato “di sistema”, capace di raccogliere consensi trasversali: piace ai moderati, è rispettato dai progressisti per la sua continuità istituzionale con Francesco e non è inviso ai conservatori, che lo vedono come una figura di compromesso accettabile. Inoltre, gode di forti relazioni diplomatiche internazionali, il che potrebbe rafforzare la sua posizione tra i cardinali di Curia. I bookmaker lo collocano tra i primi due favoriti, spesso con quote inferiori a 3.00.
Luis Antonio Tagle – Filippine
Già arcivescovo di Manila e attualmente pro-prefetto per l’Evangelizzazione dei Popoli, Luis Antonio Tagle è uno dei volti più rappresentativi della “Chiesa delle periferie” voluta da Papa Francesco. Viene spesso definito il “Francesco asiatico” per il suo stile umile, il linguaggio inclusivo e la forte attenzione verso gli ultimi. Teologicamente raffinato, è anche un comunicatore carismatico. Il suo profilo potrebbe convincere chi desidera una continuità con il pontificato precedente, ma anche un’apertura verso l’Asia, continente cruciale per la crescita futura del cattolicesimo. È il favorito assoluto in molte piattaforme di scommesse, con quote intorno a 2.50 o 3.00.
Fridolin Ambongo – Repubblica Democratica del Congo
Arcivescovo di Kinshasa, Fridolin Ambongo incarna il volto della Chiesa africana impegnata e profetica. Combina un forte attivismo sociale a una visione ecclesiale in sintonia con le priorità del pontificato di Francesco. Il suo nome è salito nei pronostici dopo la morte del Papa argentino, tanto da essere ormai considerato uno dei primi cinque favoriti. La sua elezione segnerebbe una svolta storica: il primo Papa nero nella storia della Chiesa cattolica. Le sue quote oscillano tra 5.00 e 7.00 nei principali mercati internazionali.
Jean-Marc Aveline – Francia
Arcivescovo di Marsiglia, Jean-Marc Aveline è uno dei profili emergenti più discussi. La sua attività sul fronte del dialogo interreligioso, il radicamento nel Mediterraneo e la sensibilità verso i temi migratori lo rendono un papabile molto apprezzato. È percepito come un possibile “outsider di qualità”: abbastanza vicino a Francesco da rappresentarne la continuità, ma con un’identità culturale forte e un’appartenenza europea che potrebbe fungere da equilibrio tra istanze diverse. I bookmaker lo quotano in genere tra 6.00 e 10.00.
Matteo Zuppi – Italia
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi è forse il nome più discusso tra i porporati italiani. Molto legato alla Comunità di Sant’Egidio, Zuppi è noto per la sua attività diplomatica informale, in particolare sul fronte della guerra in Ucraina. È considerato un candidato fortemente “bergogliano” ma potrebbe risultare divisivo per la sua vicinanza a realtà ecclesiali con una forte identità. Le sue chance sono viste in calo dagli osservatori, ma mantiene comunque una posizione nella rosa dei favoriti, con quote generalmente superiori a 10.00.
Gli outsider da tenere d’occhio
Nel lessico del conclave, si usa spesso il termine outsider per indicare quei cardinali che, pur non rientrando nella rosa dei grandi favoriti, possono emergere inaspettatamente nel corso delle votazioni, magari come candidati di mediazione o in seguito al blocco dei voti sui papabili principali. La storia recente insegna che molti Pontefici sono stati eletti proprio da questa categoria: Giovanni Paolo II nel 1978 e Francesco nel 2013 erano entrambi considerati soluzioni “di rottura” rispetto agli scenari previsti.
Nel Conclave 2025, gli outsider non mancano. Sono figure meno citate dai media, ma capaci di raccogliere consenso per la loro autorevolezza, il profilo pastorale o la neutralità rispetto alle polarizzazioni interne alla Chiesa. Di seguito, alcuni tra i più rilevanti.
Pierbattista Pizzaballa – Italia
Patriarca latino di Gerusalemme, 59 anni, francescano, figura di riferimento nelle relazioni interreligiose e nei contesti di conflitto in Medio Oriente. Nonostante la giovane età rispetto ad altri porporati, Pizzaballa è considerato un vescovo esperto, equilibrato e diplomaticamente solido. Il suo nome è presente in molte delle liste “interne” che circolano in Vaticano e rappresenterebbe una scelta in grado di rilanciare il ruolo della Chiesa in Terra Santa e nel dialogo con l’Islam.
Jean-Claude Hollerich – Lussemburgo
Gesuita come Francesco, Hollerich è arcivescovo di Lussemburgo e relatore generale del Sinodo universale sulla sinodalità. Figura intellettuale, con una visione europea della Chiesa, potrebbe rappresentare la continuità metodologica del pontificato di Bergoglio, pur con uno stile più razionale e meno emotivo. È apprezzato da una parte dell’episcopato europeo e sostenuto da settori che auspicano una gestione sinodale e condivisa del potere nella Chiesa. La sua elezione, però, non è considerata tra le più probabili a causa del suo profilo tecnico e del peso marginale del Lussemburgo nella geopolitica vaticana.
Mario Grech – Malta
Segretario generale del Sinodo dei Vescovi, Mario Grech è stato uno dei protagonisti del recente cammino sinodale voluto da Papa Francesco. La sua figura è espressione di una Chiesa dialogante, sensibile alla dimensione comunitaria e pastorale. Viene visto come un possibile continuatore della linea “riformista” bergogliana, ma con una maggiore predisposizione al compromesso. La sua candidatura può raccogliere voti tra i progressisti meno radicali, ma incontra diffidenze nell’ala più conservatrice del collegio cardinalizio.
Wilton Gregory – Stati Uniti
Arcivescovo di Washington, Wilton Gregory è il primo cardinale afroamericano della storia. Rispettato per la sua sobrietà e la sua capacità di ascolto, è stato spesso indicato come una figura capace di riunire anime diverse all’interno dell’episcopato USA. Tuttavia, pesa su di lui la scarsa incidenza storica del voto statunitense nel conclave, e le divisioni interne ai cardinali nordamericani lo rendono una scelta complessa. In ogni caso, la sua presenza rafforza la suggestione di un possibile Papa proveniente da contesti extraeuropei.
Cristóbal López Romero – Spagna/Marocco
Arcivescovo di Rabat, salesiano, missionario e profondamente impegnato nel dialogo con il mondo musulmano, López Romero è uno degli outsider più sorprendenti. Nato in Spagna ma incardinato in Marocco, è una delle voci che più incarnano l’insegnamento del Concilio Vaticano II. La sua candidatura è circolata tra i cardinali africani e del Medio Oriente, anche se appare più simbolica che realmente competitiva. Rappresenta però una possibile “sorpresa” qualora il conclave cercasse una figura fortemente simbolica e di rottura.
I papabili conservatori
Nel dibattito sul futuro della Chiesa cattolica dopo Papa Francesco, una delle domande centrali riguarda la possibilità di un ritorno a un pontificato più conservatore. Dopo oltre un decennio segnato da un’apertura pastorale, una riforma della Curia e una maggiore enfasi sulla misericordia e sull’inclusione, una parte dell’episcopato – e del Collegio cardinalizio – auspica un cambio di rotta. Per alcuni, non si tratta tanto di una restaurazione, quanto di un bisogno di maggiore chiarezza dottrinale e disciplina ecclesiastica.
All’interno del Conclave 2025, l’area conservatrice non è maggioritaria, ma è strutturata e attiva. I suoi esponenti più autorevoli sono considerati papabili di peso, in particolare nel caso in cui il conclave cercasse una figura “di rottura” rispetto al modello bergogliano. Ecco i nomi principali.
Péter Erdő – Ungheria
Arcivescovo di Esztergom-Budapest, 72 anni, canonista di fama internazionale, ex presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa. Erdő è considerato uno dei candidati più solidi dell’ala tradizionalista, anche per il suo stile discreto e la capacità di mantenere una posizione defilata durante i pontificati precedenti. La sua candidatura è vista con favore da chi cerca una figura di rigore dottrinale ma non conflittuale. Le sue quote nei mercati esteri lo collocano stabilmente tra i primi 5–6 candidati, e circola frequentemente in tutte le “liste vaticane”.
Willem Jacobus Eijk – Paesi Bassi
Arcivescovo di Utrecht, 71 anni, è un bioeticista rigoroso e un difensore dell’ortodossia morale e liturgica. È noto per le sue posizioni chiare e intransigenti su temi come il celibato sacerdotale, l’aborto, l’eutanasia e l’omosessualità. Viene sostenuto da una parte del fronte conservatore europeo che punta a un pontificato più netto, volto a rafforzare la dottrina tradizionale. Tuttavia, la sua figura, pur stimata, è considerata troppo polarizzante per raccogliere un largo consenso al conclave.
Robert Sarah – Guinea
Ex prefetto della Congregazione per il Culto Divino, 79 anni, è uno dei nomi più iconici del fronte tradizionalista. Robert Sarah ha più volte espresso critiche aperte (anche se rispettose) nei confronti dell’approccio di Francesco, soprattutto in materia liturgica. È un autore molto letto, specialmente nel mondo anglosassone e francofono, e gode di una base di sostegno internazionale tra i fedeli più conservatori. Tuttavia, la sua avanzata età – compirà 80 anni a giugno – e la netta contrapposizione al pontificato precedente rendono la sua elezione altamente improbabile, seppure ancora quotata dai bookmaker per il suo valore simbolico.
Christoph Schönborn – Austria
Arcivescovo di Vienna, teologo di fama e discepolo di Joseph Ratzinger, Schönborn è stato a lungo visto come un possibile mediatore tra le diverse anime della Chiesa. Negli ultimi anni ha mantenuto una posizione più dialogante, ma è ancora considerato una figura conservatrice in senso dottrinale. È però ritenuto troppo “in là con gli anni” (79) per essere scelto in un momento in cui molti auspicano un pontificato non breve. Il suo nome, tuttavia, resta tra quelli “storici” sempre in gioco.
Il peso politico del fronte conservatore
La corrente tradizionalista ha una presenza stabile ma minoritaria nel conclave. I cardinali conservatori sono ben organizzati, spesso coesi, ma faticano a imporsi in termini numerici. La loro strategia, come in passato, potrebbe puntare su una figura mediana, non apertamente schierata, che garantisca un parziale recupero dell’identità dottrinale senza provocare una frattura. In questo senso, candidati come Erdő o Eijk potrebbero guadagnare terreno nel caso di un conclave lungo, dove il compromesso diventa inevitabile.
La possibilità di un Papa conservatore, pur non esclusa, dipenderà dalla capacità di questa area di coalizzarsi con altri blocchi insoddisfatti della linea bergogliana. Ma sarà determinante anche l’attitudine dei moderati, che potrebbero optare per un nome “ponte” più neutro, come Parolin, pur di evitare tensioni interne.
Quote e mercati: cosa dicono i bookmaker
Uno degli aspetti più curiosi – ma anche rivelatori – dell’attesa per l’elezione del nuovo Papa è rappresentato dalle quote dei bookmaker internazionali. Mentre il mondo cattolico guarda al conclave con spirito di preghiera e discernimento, le principali agenzie di scommesse (soprattutto anglosassoni) offrono da tempo previsioni sui papabili con quote aggiornate in tempo reale. Sebbene non abbiano alcun valore teologico, questi dati riflettono una combinazione di analisi giornalistiche, percezione pubblica e movimenti nel mondo ecclesiale che possono offrire spunti interessanti.
Le scommesse sul Papa: un mercato redditizio (fuori dall’Italia)
In Italia le scommesse sull’elezione del Papa non sono autorizzate dai concessionari ufficiali (ADM), ma all’estero – soprattutto nel Regno Unito e negli Stati Uniti – i mercati sono attivi, in crescita e costantemente monitorati. Piattaforme come William Hill, BetOnline, BetUS, OLBG e Oddschecker forniscono regolarmente liste aggiornate con i principali candidati al soglio pontificio, ognuno con la propria quota, espressa solitamente in formato decimale o frazionario.
I favoriti secondo le quote aggiornate
Le ultime quotazioni disponibili convergono in modo piuttosto chiaro su una rosa ristretta di nomi, anche se con leggere differenze tra i bookmaker. Secondo un confronto tra William Hill, BetUS e BetOnline (aggiornato ad aprile 2025), i cinque candidati più quotati sono:
- Luis Antonio Tagle (Filippine): quote tra 2.00 e 3.00 – primo favorito in quasi tutti i mercati.
- Pietro Parolin (Italia): quote tra 2.10 e 4.00 – in alcuni casi primo, in altri secondo.
- Fridolin Ambongo (Congo): quote in crescita, tra 5.00 e 7.00 – considerato outsider di lusso.
- Marc Ouellet (Canada): quote tra 4.00 e 6.00 – ancora considerato in corsa, nonostante l’età.
- Peter Erdő (Ungheria): quote stabili tra 6.00 e 8.00 – favorito nel fronte conservatore.
- Tra gli outsider ancora quotati figurano anche Matteo Zuppi, Jean-Marc Aveline, Robert Sarah, Jean-Claude Hollerich e Pierbattista Pizzaballa, con quote che vanno dai 10.00 ai 30.00 e oltre, a seconda della piattaforma.
L’andamento delle quote dopo la morte di Francesco
Con la morte di Papa Francesco, i movimenti di mercato sono stati immediati. Tagle e Ambongo, in particolare, hanno visto un drastico abbassamento delle proprie quote, segno di un aumento improvviso di puntate. Questo suggerisce una percezione diffusa secondo cui il prossimo conclave potrebbe guardare al Sud globale e alla continuità con l’impronta bergogliana.
Le quote di Parolin sono rimaste relativamente stabili, segno che il cardinale italiano è visto come una scelta sempre “spendibile”, anche se non particolarmente carismatica. Erdő ha mantenuto la sua posizione grazie all’attenzione del fronte conservatore, mentre altri, come Sarah o Ouellet, hanno subito un lieve aumento di quota a causa dell’età.
L’utilità delle scommesse per analizzare il clima ecclesiale
Sebbene non siano strumenti scientifici, le scommesse sul prossimo Papa offrono una fotografia interessante delle percezioni e delle aspettative diffuse. I bookmaker, per tutelarsi, si basano su un’enorme mole di dati: articoli di stampa, dossier vaticani, precedenti storici, composizione del collegio cardinalizio e movimenti di opinione pubblica. In tal senso, le quote diventano anche un indicatore semi-serio di come viene “letta” la Chiesa cattolica dal mondo esterno.
Va ricordato che le scommesse riflettono quanto denaro viene puntato su ciascun candidato, non la reale probabilità dell’evento. Tuttavia, in conclavi passati, le quote si sono spesso avvicinate alla realtà più di quanto non facciano certe analisi accademiche.
Chi non sarà Papa: i nomi improbabili
Nel frastuono di pronostici, analisi e speculazioni che accompagna ogni Conclave, ci sono anche candidati che, pur essendo stimati, non hanno realisticamente possibilità di essere eletti. Alcuni vengono inclusi per ragioni simboliche, altri per il loro prestigio passato, altri ancora per l’insistenza di certi ambienti mediatici o ecclesiali. Ma per vari motivi – età, posizione marginale nella Curia, scarsa base di consenso, o storia personale – la loro elezione appare altamente improbabile.
Cardinali ultraottantenni: fuori dal voto, ma presenti nelle quote
Il primo filtro da applicare riguarda l’età. Secondo le norme vigenti, solo i cardinali con meno di 80 anni al momento dell’inizio del Conclave hanno diritto di voto. Eppure, alcuni siti di scommesse continuano a includere nei propri elenchi cardinali che hanno superato questa soglia, segno di una lettura poco attenta o semplicemente legata al nome ancora riconoscibile.
Tra questi:
- Marc Ouellet (Canada, 79 anni): figura di grande rilievo, ma troppo vicino al limite d’età. Dopo i recenti problemi di salute e l’allontanamento da ruoli di primo piano in Curia, la sua elezione appare più un omaggio alla sua carriera che una possibilità reale.
- Robert Sarah (Guinea, 79 anni, 80 a giugno): icona del tradizionalismo, ma escluso di fatto per età e per il carattere divisivo delle sue posizioni.
- Angelo Scola (Italia, 83 anni): papabile nel 2013, oggi non più elettore. Il suo nome ricorre ancora per nostalgici motivi “clerico-politici”, ma è fuori da ogni logica conclavizia.
- Christoph Schönborn (Austria, 79 anni): grande teologo, stimato da progressisti e conservatori, ma ormai fuori dal tempo di un nuovo incarico.
Altri esclusi di fatto dal gioco conclavista
Oltre al criterio anagrafico, ci sono altri fattori che portano alcuni nomi a essere teoricamente papabili ma praticamente esclusi:
- Paolo Romeo (Italia, 85 anni): ex arcivescovo di Palermo, da anni lontano dai circuiti centrali.
- Gualtiero Bassetti (Italia, 82 anni): già presidente della CEI, figura moderata e rispettata, ma fuori dal raggio operativo del Conclave.
- Angelo Bagnasco (Italia, 81 anni): eminenza dell’episcopato italiano del post-Benedetto XVI, ha superato la soglia canonica e rappresenta un’epoca ecclesiale ormai conclusa.
Anche tra i cardinali sotto gli 80 anni, esistono figure che, pur avendo un profilo alto, non godono di consenso sufficiente o sono legati a cordate minoritarie:
- Blase Cupich (USA): molto vicino a Francesco, ma visto da molti cardinali come troppo schierato e divisivo.
- Timothy Dolan (USA): arcivescovo di New York, popolare tra i media, ma lontano dal centro delle dinamiche curiali.
- Fernando Filoni (Italia, 78 anni): gran maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro, ex prefetto di Propaganda Fide. Figura forte ma collocata in un passato recente.
Perché vengono ancora citati?
La presenza di questi nomi nelle analisi e nelle quote dei bookmaker è spesso il riflesso di un passato ancora recente, di un prestigio accumulato o di una visibilità mediatica residua. In alcuni casi, la loro inclusione ha una funzione narrativa o evocativa, più che una vera base di consenso.
Nel Conclave, però, contano soprattutto:
- la possibilità di raccogliere un consenso trasversale,
- l’età (idealmente tra i 60 e i 75 anni),
- la capacità di incarnare una sintesi tra esigenze spirituali e richieste geopolitiche.
Tutti questi fattori spiegano perché alcuni nomi, per quanto illustri, non saranno Papa, pur continuando a occupare spazio nei titoli.
Un nuovo volto per una nuova Chiesa?
Il Conclave del 2025 sarà ricordato come uno dei più significativi della storia contemporanea della Chiesa cattolica. La morte di Papa Francesco segna non solo la fine di un pontificato, ma anche la chiusura di una stagione ecclesiale dominata dal dialogo con le periferie, dalla riforma delle strutture vaticane e da un’impostazione pastorale orientata alla misericordia, alla sinodalità e all’apertura verso il mondo.
Chi verrà eletto nelle prossime settimane avrà il compito di raccogliere una delle eredità più complesse e discusse degli ultimi decenni. Il prossimo Papa dovrà decidere se proseguire nel cammino tracciato da Francesco o se riposizionare la Chiesa su coordinate più tradizionali, magari ricalibrando il rapporto tra dottrina e prassi, tra centro e periferia, tra autorità e ascolto.
Tuttavia, come sempre accade nei conclavi, non sarà solo una questione di ideologia. Peseranno anche:
- la capacità personale di costruire consenso tra i cardinali elettori;
- l’equilibrio tra i continenti e i blocchi linguistici;
- l’esperienza pastorale e di governo;
- la tenuta fisica e psicologica, in un pontificato sempre più esposto e complesso.
È possibile che emerga un profilo di mediazione, capace di rassicurare le varie anime del Collegio cardinalizio e di interpretare lo spirito del tempo con intelligenza spirituale. Ma è altrettanto plausibile che il prossimo Pontefice venga scelto come segnale forte: un Papa africano, un Papa asiatico, o una figura capace di coniugare riforma e tradizione.
In questa incertezza, una cosa è certa: il mondo, credente e non, continuerà a guardare a Roma con attenzione, perché la figura del Papa – oltre la sua dimensione teologica – rimane uno dei riferimenti morali e culturali più potenti del nostro tempo.
Che si tratti di Tagle o di Parolin, di Ambongo o di Erdő, di un outsider o di un volto noto, il prossimo Papa non sarà solo il successore di Francesco, ma anche il simbolo di una nuova fase della Chiesa universale. Una fase che inizierà con le parole solenni pronunciate dal balcone di San Pietro: Habemus Papam.