Il caso Madoff, ma anche numerosi altri scandali finanziari degli ultimi anni, hanno riproposto con grande forza il tema dello schema Ponzi, ovvero il meccanismo che consente di calamitare l’attenzione di molti investitori allettati da promesse mirabolanti, che poi si rivelano solo lo schermo per una vera e propria truffa che inevitabilmente si conclude con la sottrazione dei soldi da parte dell’ideatore del congegno.
A dare il nome al meccanismo è Charles Ponzi, un immigrato italiano negli Stati Uniti che pure non ne fu l’ideatore. La truffa da lui architettata all’inizio del 20° secolo fu però talmente stratificata da guadagnargli una fama imperitura, anche se non positiva, colpendo ben 45mila persone. Andiamo dunque a vedere più in profondità di cosa si tratti e anche il modo per non cadere vittime di questo tipo di truffa.

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VISITA IL SITOLo schema Ponzi: come funziona
Solitamente, lo schema Ponzi si compone di alcune fasi facilmente riconoscibili:
- la promessa di rendimenti molto elevati a fronte dell’assenza di rischi e in un arco di tempo molto ristretto;
- l’ottenimento della fiducia della potenziale vittima, restituendo una parte della cifra versata inizialmente con gli interessi promessi, magari attingendo ai fondi apportati da nuovi investitori attratti nella rete;
- l’estensione della rete di potenziali vittime, grazie ad una strategia comunicativa dalla quale risulti chiaramente la convenienza dell’investimento;
Il meccanismo è però destinato prima o poi ad incepparsi, in quanto ad un certo momento le richieste di rimborso saranno talmente elevate da superare gli introiti derivanti dall’estensione della truffa.
Come si può evitare la truffa
Eppure sarebbe abbastanza facile evitare di cadere nella truffa, che potrebbe essere vanificata chiedendo dettagli dell’investimento che si va ad operare al broker che propone l’investimento e, soprattutto, non fidandosi delle promesse di mirabolanti guadagni, considerato come le attività finanziarie siano caratterizzate da estrema volatilità. Chi insomma promette lauti guadagni in poco tempo, al minimo, andrebbe guardato con estremo sospetto. Un principio di prudenza che però sembra saltare con troppa facilità, anche in ambienti dove pure si ha una certa dimestichezza a maneggiare denaro.
Lo schema Ponzi applicato alle criptovalute: il caso Bitconnect
Negli ultimi mesi si è molto vociferato di schema Ponzi in relazione al caso Bitconnect, la criptovaluta legata ad investimenti nel settore finanziario, che si sta prospettando secondo molti osservatori esterni alla stregua di una classica truffa. In effetti i sintomi ci sono tutti: la promessa di grandi guadagni (addirittura l’1% giornaliero), una campagna di comunicazione molto aggressiva portata avanti sui social e utilizzando le tecnologie informatiche e l’allargamento progressivo della cerchia di investitori. Basta andare sul sito approntato all’uopo per vedere una conferma ai timori già esplicitati da più parti, in quanto non si hanno notizie in relazione alla società che gestisce il tutto, mentre il server è dislocato nel Belize, uno dei tanti paradisi fiscali disseminati in giro per il globo. Sono quindi in molti a segnalare il pericolo di un nuovo schema Ponzi, che potrebbe però in questo caso gettare il discredito su un settore, quello delle criptovalute, in grande ascesa.

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